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grandi imprese richiedono grandi sacrifici
Leggere del viaggio di questi pionieri mi ha fatto commuovere e ricordare come dietro le grandi cose, che siano nazioni o semplici azioni c’è sempre un sacrificio proporzionato alla grandezza. La famiglia Scott arriverà a Oregon City il 1ottobre, dopo sette mesi di viaggio e dopo aver affrontato tutte le difficoltà che la vita può presentare. Mi sono fermata per molto tempo a immaginare cosa si può provare a viaggiare in terra sconosciuta, attraversando pianure riarse, montagne innevate, fiumi in piena, senza mai sapere cosa ti aspetta domani. Vedere morire i cavalli e il bestiame. Non avere dove rifornirsi di cibo e acqua. Non avere possibilità di curare i malati. Con mille pericoli in agguato: i fuorilegge, gli indiani, gli animali selvatici e cosa più terribile, lasciare lungo la strada due tombe. Così Abigail scrive:
20 Giugno ‘52 giorno di Sabbath. Quanto mistero nell’opera onnisciente e imprevedibile della Provvidenza! Non potevamo sapere lo scorso Sabbath, quando il piacevole sole ci irradiava con i suoi raggi che il prossimo Sabbath ci avrebbe trovati a piangere la malattia e la morte di nostra madre! Ma è stato proprio così: nostra madre è stata colpita, intorno alle due questa mattina, da una violenta diarrea accompagnata da crampi. Lei, tuttavia, non ha svegliato nessuno fin quando non si è fatto giorno, quando era troppo tardi per fare quello che si sarebbe potuto fare per salvarla. La sua salute, debilitata dalla malattia, non ha potuto sopportare l’attacco e questo pomeriggio, tra le quattro e le cinque, la sua anima stanca è volata via. Ci siamo allora resi conto di essere davvero in lutto.
Una donna è morta questa notte, in un carro vicino al nostro, e questa mattina hanno sepolto i suoi resti mortali e sono ripartiti, senza che alcun apparente ritardo sia stato provocato dalla sua morte.
21 Giugno questa mattina abbiamo fatto colazione in silenzio, con cuori tristi, pronti a pagare un ultimo, rispettoso tributo, ai resti della amata e compianta deceduta. Ora riposa in pace, accanto alla donna prima menzionata, morta la notte prima—-(Abigail continua descrivendo la tomba e il paesaggio su cui si affaccia)”(page 16)
Abigail ritorna a quel giorno e alla morte della madre solo il
28 Agosto- Due mesi e sette giorni, oggi, da quando la nostra amata madre è stata chiamata a dire addio al mondo. La morte, mostro senza pietà, ancora non soddisfatto è entrato di nuovo nel nostro recinto e preso, nella sua gelida stretta, il tesoro dei nostri cuori! La notte scorsa il nostro caro Willy, è stato chiamato dalla terra, per vivere con gli angeli, attorno al trono di Dio…(page 18)
vivere di nuovo
Arrivati a destinazione la famiglia Scott riprende a vivere e a pensare al futuro. A marzo del 1853 John Tucker Scott, padre di Abigail, sposa Ruth Ecker Stevenson come lui, ‘vedova dei carri’, rimasta con tre figli. Quella stessa primavera Abigail apre la sua scuola, di una sola stanza, e la prima lezione, per i suoi studenti, sarà copiare il libricino blue che aveva nascosto in fondo alla borsa.
La vita va veloce alla frontiera e in agosto Abigail sposa Benjamin Charles Duniway, ritenuto il miglior partito della zona. Anno di matrimoni per la famiglia Scott: prima il padre, poi Abigail, poi anche Maria Frances si sposa, a distanza di pochi giorni dalla sorella.
Durante la festa per il matrimonio di Abigail e Ben, la famiglia Scott scherza e prende in giro Abigail (in famiglia la chiamano Jenny):
“Jenny non è contro il matrimonio” dice Catherine “vuole solo che alle donne siano riconosciuti i diritti”.
“Chi in questa famiglia se non Jenny poteva insistere che la parola obbedire fosse omessa dalla promessa nunziale? Chiese Harvey. (page 31)
Abigail scrittrice
Nel 1857 Abigail e Ben si trasferiscono in una fattoria su Yamhill County. Oltre a occuparsi della famiglia e degli animali domestici, Abigail continua a scrivere: si firma Jenny Glen per il giornale Argus; scrive lettere al Oregon Farmer come “la moglie di un contadino”. Il suo primo romanzo viene pubblicato nel 1858 mentre nel 1859 nasce il suo terzo figlio.
Nell’introduzione al suo romanzo “Captain Grey’s Company ovvero attraversare la prateria e vivere in Oregon” la ventiquattrenne Abigail scrive:
“per la moglie di un agricoltore di frontiera …che deve essere, di volta in volta, signora, infermiera, lavandaia, sarta, cuoca e lattaia e che si occupa di tutto questo senza alcun aiuto, se non quello saltuario del marito, che ha già tanto di cui occuparsi per conto suo… la mancanza di tempo è una scusante necessaria e inevitabile per gli errori di stile e le incongruenze narrative. La giovinezza e la mancanza di esperienza sono ancora altre scusanti, di cui in onestà non mi vergogno ma a cui ho il dovere di accennare, per rispetto di me stessa in questo primo sforzo letterario di una certa ampiezza…” (page 61)
Così Abigail si presenta ai suoi lettori. Conclude l’introduzione con una dedica:
“A coloro, che pur avendo di meglio da fare che leggere romanzi, che non hanno alcun legame con la realtà, ma che tuttavia apprezzano gli ideali quando accompagnati da utilità, verità, riforme o approfondimenti, dedico questo volume con rispetto ed affetto.” (page 61)
Sempre in quell’anno 1859, la voce di Abigail comincia a farsi sentire riguardo i diritti delle donne. Quando Ben la trova a leggere un giornale, che promuove i diritti delle donne, le si rivolge dicendo:
“Mi sembra che l’unica cosa che promuovono è l’uso dei pantaloni… spero che tu non voglia mai indossare pantaloni.
“Abbiamo visto molte donne indossare i pantaloni sui carri, ma non abbiamo abbandonato le gonne. E poi, Elizabeth Cady Stanton ha smesso d’indossarli perché spostano l’attenzione dalla cosa più importante.”
“Che sarebbe?”
“Il diritto delle donne alla proprietà.” (page 62)
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