un nome
Un anno e mezzo fa, quando è nata l’idea di questo blog, anche se tutti i blogger esperti dicono di non farlo, per prima cosa ho iniziato a pensare al nome. Quasi immediatamente ho pronunciato due parole: Presumptuous Dreamer. Non so davvero da dove siano venute, ma me ne sono innamorata subito. Come fan tutti, ho digitato il nome nella barra di Google ed è comparso come unico risultato il libro di Helen Krebs Smith”The Presumptuous Dreamers. A Sociological history of the Life and Times of ABIGAIL SCOTT DUNIWAY” Volume One 1834-1871.
Sono passati dei mesi ad approfondire l’idea. Altri mesi per svilupparla e altri ancora per trovare un aiuto per la parte più tecnica.
La mia amica del cuore Rebecca Reichel-Koebele, dal lontanissimo Laos dove è rimasta prigioniera, causa covid, a insegnare l’inglese per molto più tempo di quanto progettato, mi ha sostenuta con il suo entusiasmo e con suggerimenti preziosi sull’uso della lingua inglese.
Quando le ho inviato un messaggio chiedendole una opinione sul nome “Presumptuous Dreamers” mi risponde che dopo una consultazione in famiglia, cioè con Steve suo marito, sono arrivati alla conclusione che forse presumptuous ha un connotato non del tutto positivo. Mi fido e provo altri nomi, ma niente da fare, la mente e il cuore non sentono ragione: deve essere The Presumptuous Dreamer.
che cosa abbiamo in comune?
Non riesco però a dimenticare quella unica altra voce che si alza da Google. Chi è Abigail Scott Duniway? Perché Helen Krebs Smith ha scelto Presumptuous Dreamer come titolo per il suo libro? Che cosa abbiamo in comune? Questo nome ha avuto una vita precedente ed io voglio conoscerla. Ordino a fine giugno il libro che mi arriva dagli Stati Uniti la prima settimana di agosto.
Nessuno più di me crede nella magia dei libri: alle magiche corrispondenze che un libro può creare, agli incontri, altrimenti impossibili che il libro realizza. Ho passato i primi giorni della mia vacanza, a fare conoscenza con Abigail Scott Duniway e come troppo spesso mi accade, me ne sono perdutamente innamorata.
Abigail è una donna speciale, vissuta dal 1834 al 1915, che ha affrontato un turbinio di eventi personali e storici, combattendo per i diritti delle donne. Come non innamorarmene?
Abigail pioniera
A diciasette anni Abigail, è in tutto e per tutto una pioniera. É il 2 Aprile 1852 quando Abigail lascia l’Illinois, con la sua famiglia, per cercare fortuna in Oregon. La famiglia Scott attraversa l’America, su quei carri che tutti noi abbiamo conosciuto guardando i film americani che raccontano la conquista del West.
John Tucker Scott il capofamiglia, obbliga tutti, ad abbandonare ciò che non è strettamente necessario al viaggio. Abigail nasconde in fondo alla sua borsa di tela un libricino blu, il sillabario (speller) dicendo a se stessa:
“Non posso non portare questo sillabario. Ne avrò bisogno” (page 1-2)
e così sarà. Mentre le sorelle hanno il compito di fare ogni giorno il pane, Abigail ha l’incarico di tenere il diario di viaggio. Quando chiede al padre di fare il pane con le sorelle, il padre insiste che nessun altro ha in famiglia il dono del raccontare come lei . Eccone un assaggio, il suo primo resoconto:
[1] “Lasciata la nostra casa, i nostri amici e i compagni di lavoro nella vecchia Tazewell, siamo comodamente accampati nella vasta prateria a 15 miglia da Peoria e 9 miglia da Farmington: finora il nostro viaggio ha presentato poca difficoltà. Abbiamo attraversato il fiume Illinois (forse per l’ultima volta) con poca difficoltà: in poche parole non abbiamo avuto problemi, se non quelli associati al dover dire addio, per sempre, a coloro con cui la maggior parte di noi ha trascorso la vita intera. Per me è stata una dura prova abbandonare la casa della mia infanzia, dove, quando la sorveglianza era a me sconosciuta, ero solita vagare sulle colline e nelle valli e in silenzio riflettere sulle tante vicissitudini della vita. Dove amavo camminare, da sola, fino al bosco segreto, per dialogare, non vista da occhio mortale, con le opere della natura e di Dio. Ma siamo qui, ed eccomi seduta accanto a un fuoco che arde, con la volta celeste sulla mia testa mentre cerco di riordinare la mia mente e provo (quasi invano) a comporre i miei pensieri in parole scritte, accanto al tremolio e all’incerto ardere del grande falò. C’è animazione (e non poca confusione) e tutti sono ansiosi di proseguire. (pages 5-6).
Viaggiando accanto al padre, sul carro che la porterà in Oregon, Abigail non manca di osservare quello che vede intorno. Attraversando il territorio indiano chiede al padre se non si può fare nulla per i buffalo scuoiati lasciati a marcire nella prateria una volta . Il padre le chiede:
“Che cosa pensi si debba fare? E chi deve farlo?”
“Penso che quando vediamo cose sbagliate dovremmo tentare di fare qualcosa?”
“Non penso ci sia qualcosa che possiamo fare se non stare attenti.” Risponde Tucker
“Ho pensato molto alle cose sbagliate. Ho pensato alle persone che hanno perso le loro fattorie, ho pensato alle donne che…”
La madre di Abigail, dal letto nel retro del carro dove viaggia con il piccolo Willy
“Jenny cara, il lavoro delle donne è duro, ma è sempre stato così dalla notte dei tempi. Non ci pensare troppo, e non addolorarti se scopri di non poter far nulla: se dovrai arrenderti come tutte noi.”
“Non fa niente Ma. Non mi addolorerò. Se decido di fare qualcosa, non sarò delusa e non mi arrenderò.” (page 11)
Questa è Abigail a diciasette anni e così continuerà a pensarla per il resto della vita.
…Continua
[1] Tutti i paragrafi in corsivo sono tratti da The Presumptuous Dreamers: A Sociological History of the Life and Times of Abigail Scott Duniway, Volume One (1834-1871) by Helen Krebs Smith – Smith,Smith and Smith Publishing Company Lake Oswego,Oregon, 97034 – FIRST EDITION./ Copyright © 1974 by Helen Krebs Smith.
La traduzione in italiano dei paragrafi in corsivo è di Patrizia Verrecchia, Copyright © 2021 Patrizia Verrecchia

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