L’ansia cresceva senza motivo, e ci volle un bel po’ a convincere il mio cervello e poi il mio corpo che dovevamo solo consultare una dietologa. Odio i dottori e le sale d’attesa dei dottori.
L’infermiera mi accolse con un sorriso:
- Buongiorno, dica pure!
- Ho appuntamento alle 16.30 con il Dott. A
Pensai che le infermiere avevano tutte lo stesso sorriso e mi accomodai nella sala d’attesa.
Un chiacchiericcio indistinto veniva da dietro le due bellissime porte con pannelli di vetro colorato. Una era proprio difronte a me, l’altra sull’ muro alla mia sinistra, accanto alla porta aperta dove potevo vedere l’infermiera ora indaffarata tra carte e telefonate. Alle mie spalle c’era un’ampia finestra che dava sul giardino. Chissà perché mi venne in mente che in Inghilterra sarebbe stata una bow window? Sul muro alla mia destra, dopo la porta da cui ero entrata era appesa una televisione, spenta, e poi di seguito ancora un’ apertura che però non vedevo a cosa portasse. Sedie d’acciaio e di pelle nera, come quella su cui ero seduta, riempivano ogni spazio libero tra una porta e l’altra completando l’arredamento di quella stanza così poco accogliente.
Arrivo sempre troppo presto agli appuntamenti a cui non vorrei andare. Le 16.00. Ancora mezz’ora se ero fortunata. Sono sempre così nervosa quando devo vedere un dottore, che non riesco a fare altro che aspettare. Presi però una rivista dalla cesta ai miei piedi e cominciai a girare le pagine senza realmente vedere quello che avevo sotto gli occhi. Arrivata più o meno alla metà, la vedo: una foto, un bel viso, un caldo sorriso, occhi profondi, liquidi, scuri, intelligenti. Dissi a me stessa “Ma io questa la conosco!!”. Aveva qualcosa delle donne del sud: come me, mia sorella e tante altre.
La didascalia diceva Louise DeSalvo …..
Feci in tempo a leggere che era una studiosa di Virginia Woolf, una memoirist, e insegnava scrittura creativa. Capii subito che sarebbe stata una duratura e preziosa presenza nella mia vita. Quando fui invitata ad entrare, nello studio del dottore, portai con me la rivista. Poi, finita la visita, prima di andare via, ho chiesto e poi supplicato l’infermiera di poter portare via con me la rivista o almeno una fotocopia dell’articolo. Dopo l’improbabile risposta “.. e no, dovrei chiedere il permesso a tutti i medici dello studio”, visto la sconforto nei miei occhi cominciò ad agitare le mani come per spingermi fuori dalla sua stanza, facendomi capire che non avrebbe assistito al furto.
Una volta a casa dopo una breve ricerca avevo l’indirizzo e-mail di Louise all’Università e le ho scritto chiedendo di essere informata su quando e se, fosse venuta in Italia a tenere un seminario perché avrei tanto voluto incontrala e imparare da lei tutto quello che aveva da insegnarmi. Cosa diceva quell’articolo non lo posso raccontare perché non lo ricordo più e non so dov’è la rivista. Ad un certo punto l’ho voluta mettere al sicuro, ed è così al sicuro che non la trovo più. Voglio pensare che è un seme lasciato per chi un giorno metterà in ordine le miei carte. Mi sorpresi quando dopo appena venti minuti ricevetti la sua gentile risposta. A quel tempo, le e-mail, almeno in Italia, erano più delle lettere in bottiglia che il sistema di comunicazione del nuovo millennio.
Era il 2007, ricercai on line materiale su di lei ma allora non c’era davvero molto: oppure non ero abile a usare Google come lo sono ora.
Poi la vita prese a scorrere veloce. Presi altre direzioni, realizzai altri progetti. Da allora, ogni anno, quando arrivava il momento di programmare le vacanze estive, il primo pensiero era “Se solo potessi andare nel New Jersey a conoscerla!” Ahimè non ho mai preso quell’aereo ed è uno dei miei più grandi rimpianti.
Quasi dieci anni dopo questo nostro primo incontro, navigavo in internet, in cerca di un articolo interessante su cui costruire una lezione su “Come scrivere un articolo”. Di nuovo ecco che la incontro sulla pagina del New York Times, il suo viso più magro, i capelli più corti.
Non ho voluto capire immediatamente cosa leggessi. Quando l’informazione arrivò al mio cervello e poi al cuore iniziai a piangere. Una reazione per me inconsueta non piango mai quando dovrei. Leggevo un necrologio.
Quel giorno costruii la lezione intorno al necrologio di Louise. Ricordo bene la sorpresa dei miei studenti adolescenti. Ragazzi intelligenti che capirono subito che qualcosa di strano, ma forse anche speciale stava accadendo. Non ero del mio solito umore e la lezione era diversa dal solito. Spesso nel tempo passato con quella classe è tornato il ricordo di quella lezione così particolare. Penso che anche loro abbiano sperimentato ‘la magia di Louise’.
Ho continuato a ricercare caparbiamente tutto quello che potevo trovare on-line su di lei. Dopo la sua morte è stato più facile trovare e ordinare online i suoi scritti. Negli ultimi 15 anni ho costruito uno scaffale tutto per lei nella libreria accanto alla mia scrivania. Quando alzo lo sguardo Louise è lì: la studiosa di Virginia Woolf, la scrittrice di memoirs, l’editor, la donna italo-americana, la madre, la moglie, l’amica. La mia scrittrice preferita.
Ogni volta che penso di avere tutti i suoi libri, per fortuna, ne scopro un altro e faccio del tutto per procurarmelo. Quasi tutti i suoi libri mi sono arrivati da oltre oceano, ultimamente qualcuno dal Regno Unito. Dopo aver atteso un mese, il primo libro suo che ho tenuto tra le mani, è stato Vertigo ed era il 2007 appena dopo averla scoperta in quella sala d’attesa. Non potevo crederci. Come spiegare la meraviglia di ricevere un libro da New York; un libro di Louise DeSalvo; una scrittrice che avevo amato ancora prima di leggerla.
Ricordo di essermi chiusa in una bolla che conteneva solo Vertigo, Louise DeSalvo e me. Quando la bolla è scoppiata e sono scesa a terra riprendendo la mia vita ero molto più ricca, avevo ricevuto una quantità di doni meravigliosi.
Leggendo Vertigo mi sono specchiata nella sua scrittura e mi sono vista da una prospettiva esclusiva. Quella di una donna italo-americana che sembrava somigliarmi tanto ma che sapevo essere assolutamente unica.
Non so ancora bene come ma voglio ripercorrere lo scaffale tutto suo con voi, e farvela conoscere un libro alla volta.
© Photo copyright Patrizia Verrecchia. All rights reserved.
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